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  • Immagine del redattoreEdoardo Marazita

SCEGLIAMO DA CHE PARTE STARE: TRADIZIONALISTI O MODERNISTI! MA SCEGLIAMO!


Non c'è niente di peggio che lavorare con "professionisti" indecisi, tra l'atteggiamento romantico tradizionalista e la spinta al modernismo. Delle due l'una! E si dica anche che si può essere sostenitori della tradizione ma con uno sguardo verso il futuro. Se voi ci riuscite, ditemi come si fa! Non ho nulla in contrario con la tradizione, parlo del mio settore, la gestione di progetto, ma non sono un tradizionalista. I tempi cambiano, e cambiano gli strumenti, gli strumenti cambiano e suggeriscono possibilità, queste cambiano e aprono a nuovi obiettivi. Dal punto di vista cinematografico, uno dei settori in cui opero maggiormente, e più in genere della comunicazione sia essa la pubblicità sia più specifica dei settori branded content e corporate, assumo posizioni decisamente moderniste. I modelli di Project management per lo più sconosciuti al cinema, in particolare quello italiano, sono di tipo Agile e 2.0.


Quando capita di lavorare con persone dall'alto indice di inferenza (la logica deduzione su campione, che comporta l'atteggiamento di chi, consapevole che in pregresse circostante abbia ottenuto risultati positivi, reitera stessi atteggiamenti considerando uguali risultati), accade di osservare come questi non siano in grado di percepire il cambiamento e l'innovazione come un fattore strategico, ma solo come una minaccia alla loro autorità con la quale si percepiscono.

I leader soprattutto, affetti da "tradizionalismo", rievocano paradigmi di una prosopopea dell'eredità dei loro maestri, se non del padre e del nonno. Il blocco cognitivo davanti al quale si trovano, impedisce loro non di vedere le possibilità offerte dal cambiamento, ma solo la minaccia verso il proprio ego. Molte volte ingaggiano con il mondo una guerra costosissima, solo per dimostrare, sperando che accada, che loro avevano ragione a fidarsi delle loro idee, e gli altri "innovatori" con le loro fantasie, siano solo meteore di passaggio o seguaci della moda e dello stile.


Esiste però l'eccesso opposto. Seguaci sfegatati di ogni nuova tendenza che non realizzano la consapevolezza che, modificando i modelli di progetto, continuamente, rischiano di rendere inefficace ogni strategia. Tutti i modelli comportamentali hanno bisogno di tempo per essere assimilati e produrre un effetto positivo. Un team che debba adeguarsi di frequente alle nuove tendenze, disperde le proprie energie e non cresce portando valori sensibili. Una strategia innovativa, rivolta all'incremento di performance, deve essere in grado di sedimentare l'esperienza, produrre dati attraverso i quali validare il sistema o comprenderne i limiti. Siamo in un momento in cui, la centrifuga mediatica di saccenti guru del Project management, della comunicazione, delle strategie di autodeterminazione, rendono difficile discernere ciò che funziona da ciò che illude, quello che nel tempo porta risultati e quello che regala miraggi nel breve termine. Insomma. Neppure cambiare ogni giorno strategia, realizza valore.


Poi c'è la situazione peggiore. Quella nella quale, si vorrebbe essere "alla moda" o nel migliore dei casi aderire ai modelli di strategie innovative, ma si resta imbrigliati dalla tendenza di "appiccicarle" alla propria idea di tradizione. Come se si potesse in laboratorio, creare un ibrido. Lasciare le proprie convinzioni a favore del nuovo è sempre un atto di coraggio. Comincia così ogni cambiamento. Occorre aver studiato bene però. Occorre ricercare il cambiamento attraverso una preparazione pertinente, non da autodidatta del sabato, ma organizzata in un percorso di professionalizzazione continuo, mantenendo lo sguardo sull'obiettivo.


Concludendo, vorrei riprendere un passaggio nel quale accennavo alla possibilità di mantenere la tradizione cercando l'innovazione. E' un lavoro duro, e rischioso. Si deve capire che certamente la tradizione ha un valore. In alcuni settori per altro è alla base. La tradizione però non è immobilismo. Essa rappresenta una componente culturale che risiede nell'eredità dell'esperienza. Assume importanza quando i suoi valori sono assimilati in un contesto di mantenimento degli stessi non necessariamente delle abitudini. Non si tratta di fare una Katana giapponese seguendo le antiche tradizioni! Si tratta di capire che oggi la Katana ha un altro scopo!


Antonio Edoardo Marazita



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