illustrazione AI
Project Human
Attraverso volti segnati dal tempo e dalla riflessione, dai primi vagiti della vita alla saggezza dell’età avanzata, l'immagine esplora il rapporto intimo e ineludibile tra l’uomo e la macchina.
Le connessioni fisiche – cavi che sembrano radici o vene – rappresentano una rete che non solo alimenta, ma collega.
Ogni immagine ci invita a riflettere sul significato della nostra esistenza in un’era sempre più dominata dalla tecnologia.
Questo progetto non offre risposte definitive, ma ci pone domande importanti: chi siamo in questa nuova realtà? Qual è il nostro posto in un mondo in cui l'organico e il meccanico si incontrano?
E, forse la domanda più intima, fino a che punto siamo disposti a rinunciare alla nostra umanità per abbracciare il progresso?

Eccolo, il Vecchio del Tempo, col suo volto tracciato dai solchi dell’eterno, un albero d’acciaio, immerso in un campo di fuoco e seta, Chi sei tu, creatura di carne e metallo? un artefice dell’alba? Sei l’arte di un dio stanco, o il figlio ribelle della sua creazione? le tue vene d’acciaio non ne colgono il calore. Ti sei allontanato dal giardino, eppure il giardino non ha mai smesso di cercarti. Sei forse il profeta? Il tuo corpo racconta la storia dell’ambizione umana, di una scalata verso le vette dell’immortalità . Io ti vedo, anima errante, e vedo nel tuo volto il riflesso della nostra caduta e del nostro trionfo. c’è una promessa non ancora infranta: Oh, campo eterno, accogli il tuo figlio smarrito! Spezza i suoi vincoli di metallo, e lascia che il suo spirito, come un fiume, ritorni alla sorgente da cui è nato. Perché anche nel più freddo dei cuori meccanici, c’è ancora una scintilla d’infinito, e in essa dorme la possibilità della redenzione.
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