Finisce un altro anno accademico e come ogni anno si conclude anche il rito infausto degli esami e delle valutazioni. Ma insieme a questo, come sempre, giunge il momento di un bilancio personale. Dopo tutti questi anni di insegnamento, percepisco sempre di più quel passare del tempo scandito dai saluti, da quei volti di studenti che passano, e vanno, mentre io resto, con una certa malinconia, a ricordare a me stesso che sono stato “loro”, che sono andato anche io, che ho preso la strada verso l’avventura della mia vita.
Durante il corso, ho sempre l’impressione che quei volti dietro quei banchi, siano lì per sempre. Me ne accorgo a giugno che non sarà così. Come ogni anno il tempo non basta mai. Sono passate giornate di pioggia, giornate in cui sono sicuro di non essere stato all’altezza dei miei studenti. Giornate in cui avrei voluto prenderli a testate! E questo è il meraviglioso mondo del docente. Ecco, io non credo di essere Schettini, e non ho neppure voglia di esserlo. Sono spesso rigido, credo fermamente nell’istruzione e non solo quella della scuola, mi riferisco all’idea di cultura dell’istruzione, dello studio, della curiosità e quindi della passione per ciò che si fa. Mi sono trovato spesso a ripetere ai miei studenti che se non conoscono Shakespeare, non potranno mai fare i pubblicitari. Ma lasciamo l’anno che va…
Mettere i voti.
Cari studenti, sapete quanto io detesti il concetto stesso di voto, ma dobbiamo farci l’abitudine, perché siamo misurati dal primo istante in cui veniamo al mondo. Altezza, peso… Poi i famosi “molto bene”, “bravissimo”… Poi i numeri… E poi e poi…
Non pensiate che per un docente mettere un brutto voto, sia una cosa facile. Per me non lo è! Un brutto voto a voi è un brutto voto a me, in qualche misura. e così, mentre nell’indecisione di inserire questo maledetto brutto voto, mi gratto la testa per capire che c’è una differenza tra un 30 e un 40 (in centesimi finali), mi accorgo che non sto pensando a voi. Sto pensando a me, e a perché non sia riuscito nel primo obiettivo di un docente: far nascere la scintilla della passione. Perché un voto parla è vero, ma riduce tutto ad un dato troppo piccolo per esprimere due anni di tempo trascorsi insieme. Due anni sono molti giorni. Profondamente credo che il dovere di un docente sia quello di “essere sempre all’altezza dei propri studenti” e non il contrario. Non si può solo dire che “lo studente va a scuola per studiare e questo è il suo dovere”.
Nella professione del docente le materie, tutte, dovrebbero essere solo un pretesto. Dovremmo guardare alle nostre materie come differenti punti di vista attraverso i quali osservare la vita e insegnare loro a farlo. Lasciare andare uno studente al quale sento di non aver trasmesso e consegnato un buon punto di vista sulla vita, è un voto brutto a me.
Si. Siamo stati tutti studenti e tutti abbiamo pensato da giovani illuminati, che tanto, il mondo lo avremmo cambiato, a partire dal decidere cosa ci interessava e cosa no. Ma la saggezza è un pettine che ti regalano quando stai perdendo i capelli! E quindi da un lato vorresti entrare nella testa di ognuno e urlarci dentro che il mondo là fuori è un’altra cosa, dall’altro sai bene che, come è accaduto per te, deve accadere anche a loro. Lo scopriranno vivendo.
Quindi, ora, a parte farmi venire il “veleno” per quello studente che copia e pensa di aver risolto il problema dell’esame, al quale vorrei dire che di problemi ora ne ha due, capisco che devo mettere sul viso un sorriso. Rispondermi che l’anno prossimo cercherò di migliorare e… “abbassarmi il voto”, perché domani io possa ancora avere passione e cuore e tanta voglia di conoscere i nuovi studenti, con i quali e per i quali provare ogni anno ad essere un docente migliore. A tutti, ma proprio a tutti i miei studenti… buona estate e buona vita!
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